venerdì 20 giugno 2014

Grancasse di regime

Un suono assordante di grancasse accompagna la svolta nelle indagini sulla morte della povera Yara Gambirasio,  la giovanissima di Brembate assasinata nel 2010. Un coro a più voci composto da questori, comandanti di gruppi operativi di carabinieri e polizia, esponenti del governo.
La notizia dell'individuazione del presunto colpevole del reato è diventata motivo di convinta autocelebrazione per tutti gli investigatori. Che non hanno mancato di occupare tutte le arene televisive per ricostruire gli sviluppi dell'inchiesta e menare vanto di questo arresto.
Il ministro degli Interni si è lasciato andare oltre: ha parlato dell'indagato Bossetti come di un assassino, un mostro da sbattere in prima serata ed in prima pagina.
La prudenza avrebbe dovuto invece fortemente ispirare tutti gli incauti esternatori. Di fronte ad una vicenda intricatissima, dove soltanto la scienza si è impegnata ad integrare il carente quadro probatorio raccolto dalle autorità di PS, ricostruendo il quadro genetico della popolazione di un intero paese.
Ancora nella mente e nel ricordo i tanti casi di cronaca che sembravano risolti attraverso il ricorso alla ricostruzione del DNA: via Poma, il delitto dell'Olgiata, addirittura il caso degli anni del fascismo di Girolimoni. Tutti flop clamorosi che hanno prodotto comunque danni tra i soggetti indagati, spinti in alcuni casi al suicidio, come il povero portiere di via Poma, Pierino Vanacore.
Ma evidentemente questi precedenti gravissimi non sono bastati a suggerire la necessaria ed indispensabile cautela ad autorità  che,  in ragione della pubblica funzione svolta, dovrebbero esercitarla in modo scrupoloso.
In questa vicenda sono stati rimestati fatti personali che dovrebbero essere trattati con estrema delicatezza, destinati a sconvolgere la vita di tante persone. C'è addirittura una donna anziana che viene costretta a difendersi da una ipotesi  di adulterio di circa tanti anni addietro.
Ed una simile  apparente spregiudicatezza da parte degli inquirenti viene quasi promossa e sostenuta dal momento politico. La pax renziana e le virtù taumaturgiche che l'attuale leader si attribuisce consentono pure questi pesanti strappi alle regole della presunzione di innocenza che, fino a che non sarà cancellata dal nuovo che avanza, rappresenta un baluardo di legalità all'interno di un'indagine penale.
Ma il momento è propizio. E l'ebetino sa di dover sfruttare ogni occasione per gettare ulteriore fumo negli occhi ai poveri italiani già tanto stomacati dalle continue malefatte. Da quelle apparenti a quelle più nascoste e silenziose. Ma siccome il capo del governo ha il consenso dell'ex cavaliere per le riforme e contemporaneamente SEL si sta sgretolando con migrazione dei suoi esponenti sul carro dei vincitori, chi vorrete che possa obiettare alcunché? 


  
































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