lunedì 9 giugno 2014

mutanda vo' cercando..

Tra le molte stramberie mentali che contraddistinguono il vostro etrusco sta prendendo un posto di rilievo la passione da "pannacciaro". E' un termine dialettale lucano che sta per mercante di cose quasi inutili, del genere "bric a brac". In origini questi mercanti itineranti scambiavano le loro cianfrusaglie con "panni", intendendo per tali oggetti usati come vestiti, lenzuoli, pezzi di corredo non utilizzati. Giravano casa per casa in un'atmosfera che richiama all'immaginazione la canzone napoletana "e spingule francese". Infatti non era raro che il pannacciaro, fattosi troppo audace al cospetto di donne  di casa procaci, beccasse una sonora mazziata dai maschi indispettiti o anche dalle stesse maldisposte donzelle importunate.
Il vostro etrusco chiamato dal destino al ruolo di solitario sgomberatore di un paio di case di famiglia dalle moltitudini di cose che le riempivano, si è inventato l'ennesimo mestiere. La prima volta a  novembre scorso, la seconda, recentissima dal 6 all'8 giugno. Il sito, sempre lo stesso, area fieristica di Tito Scalo, provincia di Potenza che ospita il mercatino dell'usato Bidonville. Variabile  lo staff di collaboratori. Nell'ultima occasione, a sostituire la moglie alle prese con cure familiari, c'erano figlio e nipote Roberto. Due simpatici sfasolati che sarebbe azzardato definire venditori, impegnati piuttosto a non perdere le mosse di ipotetiche belle signorine, materiale del tutto sconosciuto tra i frequentatori del mercatino lucano. Così i due bellimbusti si sono riconvertiti al ruolo di assaggiatori di prodotti tipici della gastronomia locale, con soddisfazione massima dei venditori di salumi e mozzarelle, focacce di casa e varie.
Con noi c'era Lorenzo, detto Settina, impareggiabile figura di amico, veterano dell'evento in quanto già coinvolto in occasione del debutto. Questo quartetto di sciamannati ha venduto assai poco, ma ci siamo fatti sonore risate per commenti sui vari personaggi presenti. Prima fra tutti una nostra vicina, la zia Pina, che con la sua incomprensibile parlata ci intratteneva in godibili intermezzi. Pare che nella sua terra natia, S. Antonio Abate, si parli così, genere didascalia o codice fiscale. Però dovevano avvisarci e ci saremmo portati un simultaneista. Si, all'inizio eravamo contenti di capire anche solo il 5 per cento di quanto diceva. Successivamente, diventati più intimi della signora, ma senza esagerare, siamo entrati anche nell'onda sonora del suo lessico, con il risultato di riuscire persino ad afferrare l'intero discorso. Di fianco un antiquario di Francavilla Fontana, subito  amico, che ci siamo portati anche a cena, sottraendolo all'orribile trattamento dell'albergo convenzionato con Bidonville. Sul posto mio figlio Giovanni ha anche incontrato un vecchio amico che con la sua simpaticissima mamma aveva un banchetto di cose belle. A riempire le nostre ore vuote una deliziosa fanciulla di 4 anni, Eliana. Impareggiabile  quanto a grazia e tenerezza, con unico neo quello di dimostrare eccessivo slancio per Giovanni al quale ha fatto anche una scenata di gelosia.  Tornare contenti, non avendo  recuperato nemmeno le spese, la dice lunga sull'idoneità del gruppo rispetto all'attività. Dimenticavo, la maggior parte del lungo tempo di inattività, dovuto anche alla scarsezza di pubblico e'

stato destinato all'affannosa ricerca di sei, dico sei, mutande acquistate per le intimità di padre e figlio e mai più ritrovate. Se qualcuno avesse trovato i sei boxer comprati  e smarriti ci dia un segnale, siamo disposti a pagare persino un riscatto!

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