martedì 20 dicembre 2011

odore di cloro e sudore

Ricevo una richiesta di pubblicazione da un giovanotto che mi sta a cuore. Uno stile un po' sdolcinato, ma tutto sommato non è sgradevole.Quanto ai lettori insospettabili del mio blog, rivolgo un grato pensiero. Ho poche pretese, ma sapere che c'è qualcuno che mi segue mi fa molto piacere.
Signore, mi pubblichi ciò su terra dell'etrusco? (blog che ha lettori insospettabili, ma non ti dirò il nome)? se ti piace, naturalmente. con la foto che ti allego
Preghiera a cose più belle di me: il fascino discreto della periferia.
Per motivi lontanissimi da quelli sportivi, sabato scorso sono stato alla palestra “Einaudi” di San Nicola La Strada, provincia di Caserta, per assistere all'incontro di serie C femminile Volalto-Indomita Salerno. Un sabato pomeriggio invernale, sotto feste, tra freddo e lucine di Natale. Un paesino garbato, con struttura sportiva più che decente. La gara, dopo ripetuti ribaltamenti di fronte, se la sono aggiudicate le ragazze di Salerno, al tie break per 15 a 10. Racconto questo che potrà sembrare un dettaglio, una notizia di quart'ordine, per dire che c'è una vita intensa, nello sport di provincia, che chi abita le grandi città e che per motivi di lavoro deve seguire la grande cronaca, non sospetta neanche. Affianco alla palestra, in una scuola elementare, si teneva un classico saggio di fine anno dei bambini, che intrattenevano genitori e amici al suono di balli tipici. Era tutto così ingenuo che al primo sguardo ti viene da chiedere perchè, esiste tutto questo. Per chi succede. Un'esibizione sportiva o artistica in un istituto della Campania più remota non promette alcuna ribalta, né lancia verso palcoscenici più allettanti. Eppure accade, ed ha una bellezza che mozza il fiato. Dietro quell'odore di cloro e sudore di un centro sportivo di periferia, dietro le bambine che applaudono schiacciate di atlete sconosciute abbracciate ai nonni, dietro quell'incitare casalingo, da famigliola, “dai Paola!”, “ora, vatussa!” (soprannome di una stangona in forza alla formazione di casa), ho trovato una passione fine a sé stessa che mi ha travolto. Un impegno di portare avanti le cose, con ordine e sobria allegria. Il rito, ma non quello formale che annoia; piuttosto, la consolante ruota delle stagioni e della crescita. Alla fine della gara c'è stato un rinfresco a tutte le giocatrici, le casalinghe sconfitte e le ospiti vittoriose, hanno mangiato, brindato e scherzato insieme. Le crostate fatte dalle mamme, la bellezza di queste sportive che si vestivano direttamente per la serata ballerina che le aspettava fuori, il sottofondo di John Lennon “Merry Xmas”. Era tutto così pieno di grazia che non sarei voluto uscirne. Lo so, accade spesso, in paesi piccoli, una scena del genere: ma chi l'ha detto che la bellezza sia solo nell'eccezione? Forse, l'eccezione è meno eccezionale di quanto si creda. Basta saper cercare. Non voglio spendermi per retorica, su tali pensieri (tipo “beata vita di paese”) né girerei mai un documentario su questo; solo, consiglio a tutti quelli che amano il guardarsi dentro un'affacciata in una di queste realtà. Ti verrà da sorridere naturalmente, starai solo in mezzo a tanti, e nel contempo così in compagnia. Sarai al caldo, al pulito, ti appassionerai a storie e partite che non ti appartengono. Capitaci per sbaglio, ad un orario semimorto, o morente, e acciufferai un po' di vita nascosta. E per dimostrarlo dirò che mentre guardavo la partita mi è venuto, quasi da solo, questo strano verso. “Preghiera a cose più belle di me: avvento della giovinezza. Immagine perfetta. Sensazione perfetta. E' nella pioggia, oggi, il vostro grido.
"giova.chi."

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