mercoledì 9 maggio 2012

accettare il senso della democrazia

I risultati delle recentissime elezioni presidenziali francesi sono al vaglio dei tecnici. Gli esperti stanno analizzando il significato della scelta di Hollande e la  sua ricaduta sugli equilibri europei. E' possibile azzardare qualche previsione, ma, al tempo stesso, valutare quello che accade in un civile e vicino Paese nel quale, dopo un lungo periodo di governi di destra, gli elettori hanno individuato in una figura di riformista l'uomo che li guiderà nei prossimi difficili anni.
La stampa di oggi ha dato ampio spazio all'esemplare compostezza dei due protagonisti. Che dopo un lungo ed aspro dibattito precedente al voto, dopo essersi scambiati acuminati  fendenti politici, hanno dato civilissima forma alla cerimonia delle consegne. 
E' una lezione non di galateo politico, bensì di sostanza della democrazia. Chi ha perso ha riconosciuto la vittoria dell'avversario, ottenendo l'onore alto delle armi.
Un egregio insegnamento dalla storia contemporanea. Chi scrive spera che questa manifestazione di alto senso dello stato e delle istituzioni possa servire soprattutto ai più giovani, per uscire dalla gabbia delle tifoserie organizzate. Che non portano da nessuna parte, se non ad un continuo e sterile conflitto, che troppo spesso trascende le finalità per diventare duello personale.
All'indomani di un voto una qualsiasi collettività dovrebbe darsi una ragione delle scelte che provengono dalle urne. E ridare senso a quell'interesse comune che viene esaltato dalla possibilità dell'alternanza democratica. Chi ha vinto governa, sapendo di essere sottoposto allo scrutinio dell'opposizione. E le due parti insieme avrebbero il solo dovere di agire ed operare per il superiore bene collettivo.
Difficile da realizzare in un Paese come il nostro dove persino in occasione della scelta di un amministratore di condominio si ricorre all'offesa sistematica della "fazione" avversa.
Amaramente, la logica da ultras sta sterminando quei teneri germogli di democrazia piantati nel dopoguerra. Facendo alla fine prevalere l'antipolitica, ampliando il fenomeno dell'astensionismo, creando i presupposti per allontanare tutti dalle meraviglie del sistema politico. E a giustificare tutto questo non può essere sufficiente rifugiarsi dietro i luoghi comuni del tutti ladri, tutti ugualmente disonesti.
Non è vero e non può essere vero, le differenze tra gli uomini restano. La dura lezione della fame e del bisogno ha insegnato a molti che desiderare oltre quanto sia necessario per vivere crea soltanto scompensi e vizi inutili. E non serve far ricorso alle teorie darwiniane. Qualsiasi individuo uscito dalla fase dell'ignoranza è in grado di valutare la portata delle proprie azioni e delle proprie manifestazioni.
E per quanto sembri difficile a credersi, tornare indietro è difficile, quasi impossibile.
Insomma c'è speranza persino per il "trota" o per il faccia da killer pescarese o per Belsito! Ed è quanto dire!

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