lunedì 28 maggio 2012

La menzogna come presupposto

Nella piazza simbolo della fede, un gruppo di giovani. Con una grande foto di Emanuela Orlandi. Chiedevano che il papa parlasse anche del misterioso caso o che almeno nominasse la giovane scomparsa. Niente! Come sempre arroccata in difesa, la chiesa di Roma oppone il suo pesante carapace alla richiesta di verità. Mostrando in questo comprensibile  coerenza. Che nei secoli è stata la ragione della propria continuità: utilizzando il doppio binario dell'occultamento del vero e della opera di diffusione di ogni forma di ipocrisia. Questa è l'istituzione, capace di superare tutte le crisi, persino quella gravissima della fine del potere temporale. L'istituzione opulenta, carica di ricchezze materiali sottratte alla gente normale che crede. E spesso veramente ispira la propria vita ad alcuni principi di sobrietà umana e spirito di solidarietà.
Ho conosciuto persone e famiglie che hanno fatto proprio l'aspetto spirituale dell'insegnamento cristiano. Persone fantastiche, capaci di slanci di generosità impensabili per assistere malati, bisognosi, bambini rimasti da soli. Anche quando per loro questi gesti comportavano pesanti sacrifici.
E poi ho conosciuto tanti falsi credenti, osservanti per opportunismo, ipocriti capaci delle peggiori umane nefandezze, salvo poi presentarsi puntualmente alle funzioni domenicali ed ai sacramenti. 
C'è stato un tempo non lontano, dopo la guerra, nel quale essere atei o di altro credo, equivaleva ad una condanna sociale, all'emarginazione progressiva dalle opportunità di vita e di lavoro.
Nella grande azienda che ho frequentato, c'erano circoli di ispirazione religiosa più o meno nascosti, dove l'appartenenza e l'affiliazione significavano vantaggi in termini di progressione lavorativa; e per contro, essere accostati a sindacati o ad organizzazioni di sinistra comportava un automatico ostracismo.
Ma se torniamo ai nostri giorni, queste forti scosse che  attraversano tutta l'istituzione chiesa, rappresentate dal calo vistoso dei credenti, dagli scandali finanziari, dalle denunce per pedofilia ed omosessualità, dalle laceranti tensioni in periferia, dagli scontri cruenti tra le fazioni vaticane, dovrebbero far riflettere.
Il soglio di Pietro è invece irremovibile. Sa bene che qualsiasi concessione nel senso dell'apertura dei sepolcri coperti e dell'ammissione delle colpe  porterebbe in breve alla dissoluzione della "company". Che è  la più antica e che al suo pubblico vende da sempre la stessa merce: ricatti morali, spauracchio della morte, mercimonio delle indulgenze, mercato di qualsiasi evento umano, condizionamento delle coscienze.
Un esperto di marketing direbbe: "brand" vincente non si tocca! E allora, nemmeno questa apparentemente fragile figura di papa cambierà. E se anche volesse, non glielo consentirebbero le conventicole che ne condizionano pesantemente l'agire.
Un'occasione sprecata per quei giovani manifestanti che aspettavano in piazza uno squarcio di umanità. Questa chiesa ha paura di loro e della possibilità che il villaggio globale riveli una ad una tutte le atrocità coperte dalle menzogne cattoliche.

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