venerdì 7 settembre 2012

l'ossessione dell'immagine

Mi ha molto colpito quel tale che per 12 anni di seguito si è fotografato ogni giorno. Ha così immortalato la propria immagine sottoposta ai quotidiani cambiamenti. Non so esattamente che cosa pensare di questa notizia diffusa dal web che riproduce un video, cliccatissimo, con la faccia di questo tizio che cambia con il passare del tempo. Ho il timore che questa nuova mania di fotografie fatte con tutto il possibile stia trasformando il concetto che ciascuno di noi ha della propria immagine. Troppi clic, conservati nei luoghi informatici più disparati. Se volete che vi dica la mia personale posizione, ho una concezione quasi araba, gelosa della mia fisionomia, con la nascosta preoccupazione  che chi mi guarda mi rubi l'anima. Autentica fesseria, condivido. Ma personalissima angoscia che potrà, nel migliore dei casi, essere lo spunto per un'analisi della personalità. Non certo per un giudizio. 
Vedo su Facebook soggetti che incessantemente riversano decine di proprie foto. Avranno i loro motivi, non discuto. Ma talvolta scorgo in alcuni volti un aspetto luciferino, inquietante, che forse andrebbe celato. Occhioni sgranati verso l'infinito, a reclamare un commento entusiastico. Ma che spesso nascondono angosce esistenziali, fragilità delle quali preoccuparsi, piuttosto che esibirle.
Prima della Polaroid che segnò una straordinaria trasformazione nel settore, c'erano vecchie macchine. Pochissime quelle degne di tal nome, all'epoca costosissime, con ottica DDR. Quelle in mani giovanili erano una specie di  usa e getta che era quasi meglio gettarle prima di usarle. Ma si, tra le incertezze dei manovratori e la scarsa qualità del materiale, venivano fuori ombre cinesi. Ho ancora una foto dei 18 anni, scattata alla fanciulla che mi faceva all'epoca sospirare. E' praticamente inguardabile. Dice qualcosa solo a me, che riesco a distinguere tra quei fantasmi le sagome ed i volti di amici. 
Ed è già un miracolo tenuto conto della mini macchina che produsse quell'immagine, un giocattolo più che una fotocamera. 
Ora vedo nelle mani di fanciullini straordinari aggeggi, capaci di fare di tutto e di più.
Auguro loro di avere cura e amore per le cose preziose che maneggiano e per quello che riprodurranno. Sembra incredibile, ma a distanza di tempo guardando quelle foto tornano i sentimenti, le emozioni, persino i  dubbi di quei momenti. Ed è bene non perdere il contatto con quello che siamo stati.

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