sabato 22 giugno 2013

sabato pomeriggio, prima della cena elegante

Quanti sabato pomeriggio liberi ricordate nella vostra vita? Tanti? Beati voi! Io etruscamente rincorro con bramosia e cupidigia quelle poche ore che vanno dal pranzo del sabato alla sera della stessa giornata. Specialmente quando il venerdì è stato pieno di impegni, stancante, stressante a vario titolo e magari siete costretti ad una cena con amici. 
Dico bene, proprio costretti, quando il vostro desiderio viaggiava in direzione di una serata in ammollo, tra musica e libro in lettura. Ben si intenda, un invito a cena va sempre apprezzato, ma quando siete ormai ridotti uno straccio quello che desiderate realmente è fare un c..
E così, abbigliati da cena si parla del più e del meno. Quando poi si tratti di incontri cadenzati a compleanni o anniversari dei padroni di casa, l'occasione diventa utilissima per fare un rapido bilancio sullo stato dell'età. 
Ti trovo bene, forse con qualche capello in meno. Anche tu sei in gran forma, magari un chilo in più? Siluri più raffinati quelli che si scambiano le donne: hai cambiato colore dei capelli? stai benissimo, questo taglio ti leva dieci anni. E vedi la povera destinataria dell'affermazione chiedersi:  ma che avrà voluto dire veramente?  Questo abito ti sfina, a che taglia sei arrivata? I riti delle cene dei borghesi si ripetono immutabili. Anche quando la signora in questione somiglia molto più ad una balena spiaggiata che ad una donna, non mancherà chi sarà capace di esaltare il colorito o la tonicità della pelle del viso, risultato di lunghe sofferenze truccatorie, dimenticando i venti chili di troppo. E appena scartocciato da qualche partecipante, parte l'argomento diete, straordinarie, ordinarie, di occasione, suggerite dall'amica, dal medico, dalla rivista che entra in casa, dalla extracomunitaria malese che ci aiuta per le faccende domestiche. L'argomento regime alimentare precede di poco quello sulle malattie che affliggono la totalità dei partecipanti. Affezioni a volte rarissime, sulle quali andrebbero scritti volumi di aggiornamento della diagnostica clinica. Interventi in strutture sempre lontane, perché la sanità locale fa schifo e i medici di casa nostra sono sempre avidi, incapaci e pericolosi. Improponibili i confronti con altre terre, quelle sì  fortunate, dove tra organizzazione di base e personale, sembra di vivere esperienze extrasensoriali.
Capitolo inquietante, ma mai trascurato, quello degli amici che ci hanno lasciato. Sempre troppo presto, pure se si trattava di centenari - fateci caso, quasi sempre di centenarie - e quelle letali malattie richiamano casi di altri conoscenti, anche loro vittime del destino avverso. Un elenco infinito che riempie di commozione (?) i presenti, anche se emerge  con chiarezza la malcelata soddisfazione di  parlare di guai degli altri.
Per tirarsi su, ma mica tanto, comincia l'epopea dei figli e nipoti, tutti quanti meravigliosi, bravissimi e pieni di qualità, ma quasi sempre incappati in incontri sbagliati, oppure che non trovano lavoro serio, ma che pretendono di stagionare in casa nostra fino all'estremo saluto ai genitori.
E così, afflitto da cotante malaugurate vicende, dopo aver mal mangiato e bevuto a causa degli eccessi, vi rinchiudete in un angolo a meditare. Fino alla classica domanda:  caro"etrusco", ho notato che non sei del solito umore. Qualcosa non va?

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