domenica 13 luglio 2014

Dubbi, viltà e certezze

Ci vuole un bel coraggio, o forse qualche altra dote che lascio a chi legge definire. Intanto coraggiosi eravamo stati  io e la mia Eli, capaci di farci 90 minuti di moto per arrivare a Sperlonga da Napoli. Ci ricordavamo di un bel posto, frequentato anni prima, allora in compagnia di un caro amico che  ci ha lasciato prematuramente. 
Niente più che un lido con annessi, che si chiama Eden ed è un posto abbastanza  decente.
Smontati dalle due rombanti ruote ancora sotto choc per il percorso accidentato che avevamo superato, il signore alla porta ha contribuito non poco a farci tornare sulla terra. Ci ha chiesto per un ombrellone  - in quarta fila - e due lettini,  la modica somma di 35 euro. Ho appena tentato di obiettare che non eravamo intenzionati a comprare gli arredi da spiaggia. La mia flebile protesta non ha prodotto altra reazione che un'alzata di spalle dell'addetto. O paghi o te ne vai, morto di fame.
Rapidissima consultazione familiare attraverso lo sguardo e poi la resa incondizionata. Che cosa avremmo potuto fare di diverso se non pagare? Farci una altra scorpacciata di chilometri? Con aria di rassegnazione abbiamo preso i nostri ridotti bagagli per andare nel paradiso che ci attendeva oltre lo scalone di accesso.
Un simpatico giovanotto con la faccia di chi riesce a lavorare per la prima volta ci ha accompagnato verso la nostra costosa meta. E credo sia stata l'unica nota positiva di giornata.
Il mare era agitato, tanto da sconsigliare bagni che andassero oltre i tempi di una rapida immersione e ce la siamo cavata con un po' di sole ed una passeggiata sul bagnasciuga.
Per fortuna affrontiamo le contrarietà con la giusta dose di ironia, altrimenti ci sarebbe stato da incavolarsi tanto. Il nostro posto "al sole" era sotto l'altoparlante del bagno. Da quell'infernale strumento uscivano i  senza sosta i richiami più assordanti per persone disperse, bimbi in cerca di genitori, personale richiamato all'ordine dalla ferocissima  kapo'  seduta alla cassa.
Di fianco a noi una coppia che, secondo Eli, parlava francese. Io ho espresso perplessità, perché i due giovani vicini, di stazza notevolissima, mi sembravano più facilmente collocabili nell'hinterland napoletano, tipo S. Antonio Abate o Pollena Trocchia. Macché, rintuzzava la moglie, lei ha detto "merde", mentre giocavano a carte e non è certo linguaggio campano.
Così abbiamo avviato il nostro gioco preferito nei tempi morti. Le appartenenze di suocere o mamme, le somiglianze di bambini pestilenziali che imperversavano, l'età di certe signore o signorine. Una in particolare, piuttosto avvenente, ha richiamato  tutta la nostra attenzione per arrivare a scoprire che età avesse. 40/45 come diceva la moglie, o 55 come sostenevo io. Non lo sapremo mai, e resterà un dubbio per sempre. Così come la domanda sul perché una donna così piacente avesse per partner un tale decisamente orribile.
Interrogativi, dubbi, perplessità. 
Ben diversi dalle certezze di un tale che conosco, senza vantarmene. Ho la ventura di frequentarlo per motivi di coabitazione, in ragione della parziale locazione del mio locale/studio, troppo grande per essere lasciato vuoto. 
Così tre anni addietro decisi di darne in fitto una parte e la mia proposta fu accolta da uno compagine di commercialisti. Persone tutto sommato a posto e civili. Uno di loro, il più anziano, di età superiore ai sessanta anni, qualche tempo fa si è presentato improvvisamente al lavoro con una chioma corvina che aveva di colpo annullato l'effetto sale e pepe della sua capigliatura.
Agli inizi ha cominciato a chiederci come stesse. Per educazione e mancanza di confidenza, abbiamo "scapuzziato", in italiano, scosso la testa un po' perplessi. Concludendo ipocritamente che in fondo non stava male.
La settimana scorsa, il nostro, mi squadra e proditoriamente afferma: "che peccato, ti leveresti  dieci anni di dosso se ti facessi un shampoo "rivitalizzante" come il mio."E qui tutta la mia viltà è nuovamente emersa  in tutta la sua prepotente misura. Invece di sfancularlo dicendogli che ero contentissimo della mia canizie e che mai mi sarei sognato di diventare un grottesco mascherone, ho abbozzato ancora una volta, evitando di replicare, spendendo uno dei miei sorrisi più melensi. 


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