domenica 14 settembre 2014

Lobo, lobo, viva la pigrizia!

E così ho finito di vergognarmi. Intendo con me stesso, nei vani tentativi di giustificare e nascondere  una attitudine mentale che mi ha caratterizzato da sempre: la pigrizia. 
E' proprio così, sono pigro e fino alla scoperta che ha rivoluzionato la mia conoscenza cercavo impudentemente di negarlo a me stesso. 
Poi arrivano i nostri, nelle vesti dei soliti studiosi, questa volta tedeschi e non americani come quasi sempre, pronti a rivalutare i "mollaccioni mentali" come me al grido: fuori l'autodisciplina dalla nostra vita. 
E' l'elogio dei LOBO, (Lyfestyle Of Bad Organisation), quelli che tentano di rimandare a domani tutto ciò che la maggior parte della gente, al contrario, si affretta a fare oggi.
I cd "procrastinatori, gruppo al quale mi iscrivo d'ufficio, sono quei soggetti disposti a tutto pur di non pianificare ed agire prontamente.
Ma sappiate che chi rimanda non è un incapace o un callido scansafatiche. Soltanto una persona caricata sin dall'infanzia dallo stress che ci viene imposto con violenza da tutta l'organizzazione sociale, a partire dalla famiglia per proseguire nella scuola e negli ambienti lavorativi. 
Chi ha condotto questa ricerca, trasfusa in un ironico e gradevole testo, "il libro dei pigri felici" invita a cercare modi alternativi di agire, senza sentirsi in colpa. Per gli autori, l'autodisciplina è come una motosega a catena. "Per l'eccessivo rigore verso se stessi riusciamo a crearci una duratura infelicità, organizzando il nostro tempo in maniera del tutto aliena alla natura umana."
In breve, vogliamo essere pigri e felici, cercando di ridurre al minimo le incombenze sgradite.
Il vero ostacolo sta nel mutare il "registro"mentale, invertendo la rotta di quella pressione che alimentiamo frequentemente da soli. Colpa dell'etica protestante in alcune culture, dello sfruttamento sistematico dei sensi di colpa in altre.
"E' sorprendente - dicono i ricercatori - notare come non succeda nulla di atroce se uno se ne infischia di quel che deve fare."
Se c'è una forza maggiore che sembra impedirci di agire vorrà pure dire che abbiamo individuato in ogni necessità una costrizione ovvero una limitazione del nostro  benessere. E per questo ci ribelliamo.
Non so che cosa ne pensiate voi. 
Io mi ritrovo perfettamente in queste riflessioni e mi libero di quel pur minimo senso di colpa che in un angolo intendeva mortificarmi. Ora ho persino le basi teoriche a fondamento del mio non agire e me ne fregherò ancora di più degli stakanovisti e dei loro furori.

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