venerdì 26 settembre 2014

un posto al sole

Fare il sindaco di Napoli? Una specie di maledizione biblica che capita a qualcuno prima o poi. Tutte persone che sembrano non aver mai ragionato a sufficienza su quel pittoresco  ma veritiero adagio che ripete come anche Adolf Hitler dette le dimissioni  da sindaco della città partenopea.
Si tratta di fare fronte all'inestricabile groviglio di problemi di una terra sfortunata, tutti addensati sulla scrivania del primo cittadino. 
Quale soggetto sano di mente se la sentirebbe di affrontare un'agenda crescente di emergenze e bisogni.? Parlate con qualcuno che viva in questa città così particolare e che giorno dopo giorno debba confrontarsi con tutte le sue criticità. 
Non auguro a nessun amico di doversi trovare in una condizione  del genere. Meglio fare il disoccupato organizzato e presentarsi quotidianamente sotto palazzo San Giacomo a protestare sonoramente fino all'ora del pranzo. Chissà perché alle 13,30 scompaiono tutti per riapparire magicamente il giorno dopo.
Dentro quel palazzo comunale c'è di solito un uomo solo, che certamente maledice  senza sosta il tragico momento nel quale decise di fare quel passo fatale.
Eppure. quando arrivò De Magistris fu accompagnato dall'entusiasmo dei tanti che vedevano in questo nome fuori dalla famigerata nomenklatura cittadina un segno di speranza.
L'idillio durò quanto poteva durare. Poi franò, sotto le spinte congiunte di emergenza spazzatura, incuria generale, mentalità della maggior parte dei comunali, inciviltà consolidata degli abitanti. 
E il povero "Giggino" rivelò al mondo la sua natura umana. Di suo ci aveva messo una certa vocazione a fare la "blue bell", starlet per veri o presunti grandi eventi, incapace di sentire le tante voci di dolore che vengono  dalla parte "normale" della città e di diventare credibile sindaco.
Ai giorni nostri è arrivata pure la condanna per una vecchia inchiesta risalente al periodo in cui il nostro faceva ancora il magistrato. Sentenza che comporta la sua decadenza dall'incarico in base alla legge Severino.
Non tento nemmeno di entrare nel merito della questione e sulla legittimità di quanto disposto dalla magistratura giudicante. La condanna è conseguenza della annosa inchiesta "why not", spinosa vicenda che, come spesso accade in questo Paese, coinvolge tutti i livelli dei poteri ufficiali ed occulti. In altri termini, non ne verremo mai a capo.
Però il buon De Magistris poteva risparmiarsi la ormai celebre "tirata" contro i poteri giudiziari corrotti, infiltrati dalla malavita, deviati dalla massoneria. Abbiamo già sentito la stessa solfa per venti anni, declinata da un "padre ricostituente" ora in temporaneo sonno.
Il commento più dignitoso è venuto da Cantone, quando ha succintamente ricordato che alle sentenze si può proporre, ove possibile, appello. Ma non arrivare a  criticarle in questo modo poco decoroso.
Se questo è un uomo delle istituzioni, continuo a chiedermi dove sia l'errore. 
Attendiamo le dimissioni che arriveranno  tra qualche giorno. 
Oppure l'alternativa potrebbe essere quella di proclamare l'indipendenza della città dal territorio nazionale. Una bandiera azzurra  con pizza e mandolini sullo sfondo del Vesuvio. La moneta di nuovo conio il "gigginiello", valore almeno  dieci volte quella corrente. Il giorno di San Gennaro nuova festa nazionale e poi pensate alla quantità di artisti  pronti a creare il nuovo inno.
Insomma, un po' di fantasia e ne potremmo vedere delle belle..

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