martedì 3 aprile 2012

compostezza ed imbecilli

Se ad un dirigente aziendale giovane e capace offrono un nuovo ingaggio non c'è nessuno che si sorprenderà del distacco e dell'accettazione nuovo incarico. Si dirà: sta facendo la sua strada, sta costruendo la sua carriera. Questa accettabile e comprensibile logica che determina le scelte di giovani lavoratori non trova più accoglienza se, per caso, non di un manager si tratta, ma di un pedatore. In questo caso subentrano le passioni ispirate dal tifo, se non dal fanatismo, e si interrompe la serie logica. Capita così di assistere a patetiche campagne denigratorie contro il calciatore, reo di aver accettato proposte di ingaggio più interessanti e di maggiore prospettiva professionale. Ancor peggio se quel calciatore lascia la squadra della sua città per andare in altri club.
Da un paio di anni il calciatore Fabio Quagliarella, nato a Castellammare di Stabia, ha accettato le proposte della Juventus e si è trasferito a Torino, dopo un solo anno di alterne vicende nel Napoli, spesso fischiato e contestato in campo dai conterranei. Fiutata l'aria di marcata ispirazione sudamericana che girava negli spogliatoi, il nostro si è accasato a Torino, senza peraltro rilasciare dichiarazioni significative, quasi a voler rispettare quel tacito patto omertoso che da sempre regna nel calcio dei professionisti in circostanze simili.
Dal primo giorno di allontanamento, i sedicenti tifosi partenopei - ma andrebbero definiti diversamente, forse attingendo a termini desunti dalla psichiatria - si sono accaniti a dare del reprobo al povero giocatore. Infiniti i soprannomi denigratori, così come le offese vie internet e gli striscioni di dileggio a questo sventurato. Una specie di bersaglio continuo della torcida azzurra. E lui, mi chiederete? Impeccabile, a mio avviso, senza fare una piega rispetto a tanta dimostrazione di odio ingiustificato.
Così capita, nell'ultima partita di campionato tra Juve e Napoli che Quagliarella segni un gol, dopo aver precedentemente mancato di poco il bersaglio con un tiro beffardo che solo lui poteva concepire. Il nostro, dopo aver visto la rete azzurra gonfiarsi, non ha fatto una piega e non si è lasciato andare ad una liberatoria euforia con tanto di dedica ai suoi denigratori. Ha dimostrato una compostezza ed un controllo personale assolutamente insospettabili, non ha gioito, nonostante le sollecitazioni dei compagni di squadra.
Gli imbecilli pseudotifosi non riusciranno a trarre alcuna lezione da questo comportamento. Altrimenti non sarebbero imbecilli. Però i sostenitori autentici del Napoli, come il vostro etrusco, che ha seguito la squadra sempre ed in ogni momento, triste o gioioso che fosse, non possono che rimanere positivamente colpiti da una simile manifestazione di equilibrio.

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