domenica 18 maggio 2014

black out di riferimenti

Da un numero imprecisato di anni seguo una trasmissione radio. Si tratta di "Black out", garbato intrattenimento del mattino, condotta da Enrico Vaime, scrittore, umorista, regista e sceneggiatore. E scusate se è poco..
Molto seguita nei periodi di punta che corrispondono agli anni '90, ha subito i danni del tempo e l'inevitabile "ammosciamento" dell'ottimo autore, vicino al traguardo degli ottanta anni. E che ha dovuto anche negli anni sopportare gli strali e gli ostracismi dei potenti di volta in volta bersagliati. Anche Vaime è stato sempre ben consapevole che funziona così e se fai le bucce a chi comanda, prima o poi pagherai.
Durata dimezzata, collocazioni orarie da fornai insonni, budget tagliato a più riprese. Insomma tutto per accompagnare alla porta l'ironico perugino, che però non si è mai arreso né tirato indietro a ricordare le malefatte dei boss che si sono malauguratamente succeduti al comando di questa povera terra.
Attualmente è una trasmissione di nicchia, per autentici "aficionados". E si tratta, lo dico senza alcuna contentezza, di una fascia di pubblico di età molto elevata, dai cinquanta a salire.
Stamattina il conduttore/autore si è lasciato andare ad una delle sue solite "intemerate" sulla progressiva scomparsa  dei punti di riferimento, mettendo in evidenza come troppe volte il re è rimasto nudo e non può essere in alcun modo preso come modello.
L'enunciato è incontrovertibile, non ammette repliche. In punta di piedi e senza pretese di avere per forza la verità intasca ci sarebbero da articolare  alcune chiose sul perché, dopo migliaia di anni di sviluppo della civiltà umana, si avverta ancora il forte bisogno di persone di riferimento.
I "grandi statisti", gli "uomini santi", le "intelligenze pure", i "padri della patria", i "senza macchia e senza paura", pare si siano d'improvviso dileguati. Scomparsi, nascosti chissà dove, al punto da chiamare la Sciarelli e farci un'apposita serie di "Chi l'ha visto?".
E se invece seguissimo un banale sospetto da "uomo medio"? Non è possibile che questi grandi personaggi del passato abbiano soltanto goduto di una favorevole ricostruzione storica che li voleva "eroi" a tutti costi. Perché si doveva vendere un marchio, fare affermare una corrente di pensiero, imporre ai sudditi esempi da imitare, creare dei miti che facessero comodo ai padroni del vapore.
Affermarsi oggi è tutt'altra storia. La prevalenza dell'informazione trasmessa porta a porta con tutti i mezzi possibili rivelerà di volta in volta la fragilità, gli aspetti umani e perciò censurabili di ognuno. Smonteranno cioè senza alcuna possibilità di difesa la creazione di una nuova leggenda. Quel tale ha le calze rosse sotto lo spezzato grigio, la tale diva faceva la domestica a ore, lo statista ha fatto in gioventù il portaborse per gente losca, l'anima pia ha un patrimonio immobiliare da palazzinaro, l'impavido protagonista di un gesto eroico si mette le dita nel naso o da ragazzo aveva tendenze incerte.
Completate voi la casistica, come meglio vi piace. Chissà che non ci aiuti un messaggio  proveniente,  - udite, udite la parola di un agnostico - magari  da uno che per mestiere fa il papa dei cattolici. Che spesso ricorda come sia difficile giudicare gli altri, e come dovremmo immedesimarci di più nelle situazioni umane, valutando le cose in concreto, senza schemi pregiudiziali e scorciatoie mentali.

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