mercoledì 7 maggio 2014

la nausea quotidiana

Senza pormi interrogativi, magari doverosi, sullo stato di integrità del mio apparato cognitivo, noto da un certo tempo che non riesco a portare a termine la lettura del giornale quotidiano. Così quello che era un rito, una lieta abitudine che risaliva negli anni, sta diventando un faticoso adempimento, espletato  talvolta per onore di firma, senza voglia. E' certamente vero che l'inondazione di notizie che provengono dal web e dai continui aggiornamenti televisivi tolgono il carattere di novità alle notizie, già rimasticate e digerite quando vengono finalmente stampate.
Ma non c'è solo questo. Accade pure che le principali testate giornalistiche abbiano conosciuto una profonda trasformazione, divenendo amplificatori e propagatori della voce di interessi maggiori. Il mio giornale, quello che leggo da quando è uscito per la prima volta, ha cambiato pelle, rivelando sempre di più la sua vera natura di strumento di un preciso gruppo di potere.
Sarà anche giusto, risponderà anche questo ad una logica economica ed industriale, ma qualcuno si chiede che cosa ne pensa il povero lettore? Aggredito e frastornato da verità di facciata, da ricostruzioni artificiose e "ad usum delfini", tutte al servizio del polo emergente ed in linea con quell'asse concettuale che quest'ultimo intende consolidare.
Il gioco è chiaro, sia che a condurlo sia Repubblica, ovvero il Corriere, ovvero la Stampa. Resta qualche testata minore o di partito, da accettare nei limiti della residua ideologia che intendono affermare o della ridotta capacità espressiva che manifestano
Poi ci sono fenomeni editoriali che periodicamente si presentano o per meri fini speculativi o per lanciare una nuova cordata. Di solito durano lo spazio di un mattino o meglio il tempo necessario perché si esauriscano le risorse e gli entusiasmi dei soci prima degli incentivi.
Da qualche anno c'è anche la possibile alternativa del Fatto Quotidiano, da definire piuttosto "Il Travaglio quotidiano", vista la prevalenza assordante sul resto del contenuto degli editoriali di Marco Travaglio, che pur se prevalentemente condivisibili, rischiano di trasformarsi in un ripetitivo tormentone.
Potrebbe essere un secondo giornale. Ma in tempo di crisi economica, di stanchezza della mente bombardata dall'esubero di immagini, di nausea per l'olezzo quasi sempre sgradevole che arriva alle narici, impegnarsi nella lettura di due giornali è francamente impresa titanica. Che lascio a chi abbia forza e voglia di affrontarla.