giovedì 9 gennaio 2014

Testa o croce?

Ci vorrebbero tutti i punti interrogativi disponibili per affrontare  i tanti dubbi che ho accumulato. Ormai sono soltanto certo di avere perplessità ed incertezze. E con i giorni che passano, troppo in fretta, vado in crescente difficoltà persino davanti ai quesiti più banali. 
Ieri sera facevo caso ad un'espressione appena sentita che prendeva spunto da una interessante provocazione: che cosa c'è di più casuale del lancio in aria di una monetina? Si, il classico testa o croce, per determinare chi debba, ad esempio, cominciare in un gioco. 
Il risultato di quel gesto che appare legato esclusivamente alle bizze dell'imprevedibilità del caso è invece precisamente individuato in base a fattori precisi. 
Ne elenco alcuni: il peso della moneta. il suo diametro, l'altezza del lancio fino a terra, la forza impressa dal lanciatore; alla fine di questi calcoli numerici il risultato non può essere che quello in effetti prodottosi. 
Straordinario, no? Quando si dice giochiamocelo a testa o croce? Ai tempi dei filoni nei bigliardi conoscevo un tipo, smilzo e furbone, che riusciva sempre a prevedere a suo vantaggio il verso giusto della moneta. Partiva sempre dallo stesso lato ed aveva acquisito una sicurezza nella spinta tanto da avere la verosimile probabilità di indovinare. 
Questa prolissa introduzione mi riporta all'affermazione sentita: tutto è riconducibile ad un entità numerica, il transito dei pianeti, le attrazioni tra gli stessi, la nascita della vita. Bisognerebbe allora conoscere i numeri, quelli che contano e invece gli uomini, forse spaventati da questo determinismo numerologico che fanno? Si inventano le favole, creano i miti, elaborano le religioni, costruiscono i loro feticci per paura di scoprire di più. E ci vogliono secoli o millenni, guerre e rivoluzioni, per eliminare tutta la patina prodotta dalle credenze precedenti.
Anche noi italiani non facciamo eccezione. Certo, ci incoraggiamo ricordandoci le nostre millenarie radici di civiltà. Ma al primo imbonitore che ci capita davanti ecco che, ammaliati dalle fesserie che racconta, ci fermiamo e ci facciamo convincere. Preti, politici, mercanti di ogni tipo, venditori di lamette, di padelle, di materassi. Siamo pronti a credere, purché le parole del bazariota ci consentano di non pensare. Di non doverci fare con la necessaria fatica un'idea nostra  e raggiungere un convincimento. 
E' la fatica del crescere, del diventare adulti, mentre è così più comodo credere ad ogni genere di fandonia e restare fanciullini. Per sempre! Tanto c'è il capo, il plagiario di turno, l'ammassatore di cervelli che pensa per me. Scoprirò mai che quello è un lestofante? Forse sì, ma in fondo che fa? Ogni venti o trenta anni cambia il volto del nuovo leader carismatico. Quello nuovo farà ancora più schifo del precedente. Però, vuoi mettere le rinnovate capacità ed il potere di seduzione che provengono dalle nuove tecniche di comunicazione? Un trionfo da un lato e l'ennesima debacle dall'altro. Ma intanto il convoglio  procede o come si dice dalle mie parti: " a nave cammina e a fava se coce".

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